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© Luca Frassineti

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Alberto Guerri, di Sandro Fogli

22/05/2011

Presso la Casa dell’Architettura si è svolta, fino al 24 febbraio, una bella mostra sui contrasti della periferia romana.
Alberto Guerri per lavoro visiona ogni giorno, presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, i fotogrammi più significativi del cinema italiano, scene che hanno spesso per sfondi quelle periferie. E’ dunque con questo bagaglio culturale che si avventurato tra le strade che tagliano quella che una volta era la campagna romana, oggi un coacervo di contrasti culturali, paesagistici ed urbani.
La bella serie di foto che ha allestito al primo piano dell’Acquario Romano, sede dell’Ordine degli architetti, ci presenta una vasta rassegna di questo degrado. Ma è un degrado rivisto con toni, potremmo dire "romantici", in cui l’intento documentativo è rivestito da una forma estetica "cinematografica". 
Del cinema sono le inquadrature e le luci. Non è quella pura documentazione "diretta" (di discendenza westoniana) di cui Basilico è stato un maestro ineguagliabile. Qui la documentazione è "lavorata", senza alterarne la forza, con i mezzi contemporanei di Photoshop: i contrasti esasperati, i colori rafforzati (a volte troppo) per marcare una forma visiva quasi più legata all’estetica del cinema che a quela della fotografia (e non a caso uno dei suoi lavori al Centro è stato proprio sul direttore della fotografia Giuseppe Rotunno).  Anche le foto in notturna, offrono quei contrasti tra luce calda e fredda, scavate nei toni scuri ed equilibrate grazie all’uso del computer.
Il degrado, le continue scritte sui muri, testimoni di una presenza umana che quasi mai compare nelle foto, diventano forme e colori. Gli antichi monumenti romani e medioevali si mescolano ai casolari diroccati rimasti intrappolati tra la campagna e moderni scheletri di cemento, senza alcun ordine. Le piante, gli arbusti, l’erba incolta sembrano pronti a prendere il sopravvento su tutto, a trasformare anche il moderno incipiente in rudere.
L’energia di questo lavoro e la passione di questo fotografo avrebbero forse meritato una migliore valorizzazione nell’allestimento, assolutamente povero e inadatto, anche per il luogo in cui si svolge: la sede dell’Ordine degli architetti quello cioè che dovrebbe essere il luogo del bello, del moderno e del funzionale. Ma tant’è questo passa il convento, non solo non ci sono soldi per fare per bene tutto i passaggi di un lavoro, ma spesso non c’è la cultura e ci si accontenta di aver fatto al meglio ciò che è possibile fare con tanta buona volontà.
L’approssimazione dell’allestimento è del resto quella che si respira negli altri spazi dell’Acquario, ancora bloccato da passaggi burocratici e da una povertà di risorse che non si capisce bene da chi dovrebbero venire in futuro: dai privati o dal Comune?

 

SANDRO FOGLI

fotografo professionista dall'80, ha lavorato nella pubblicità, nella moda e nell'editoria.
Direttore di fotografia per corti e videomaker egli stesso. Ha gestito una libreria dedicata alla fotografia ed al multimediale.
Si dedica alla produzione e realizzazione di mostre e libri che lo riguardano e che sono connessi alla Fotografia. Vive a Roma, lavora dove lo portano la sua curiosità e i suoi progetti.

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