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© Luca Frassineti

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Karl Lagerfeld. Percorso di lavoro, di Sandro Fogli

09/06/2011

Ma chi è questo Karl Lagerfeld che spazia dai profumi, ai foulards, alla fotografia? Immaginate tutta la vacuità dell’aristocrazia del lusso accoppiata alla potenza spregiudicata della finanza: ne esce fuori, in una confezione preziosissima, un prodotto tossico… La tossicità di Lagerfeld consiste nel seminare, in immagini riciclate, senza idee originali, gli stilemi di una classe super-ricca come se fossero arte, inquinando la visione collettiva. Tutto ciò avviene con la complicità consapevole e la potenza di fuoco del potere economico, in un danaroso, prestigioso, spazio espositivo privato, a Roma.


“…il mondo della moda è fatto di sogni e illusioni” ci ricorda il “Kaiser”, come viene affettuosamente chiamato dai sudditi il signor Karl. L’arte, credo, non ha nulla in comune con le illusioni, ma è più probabilmente la ricerca di una verità soggettiva e sostanziale che sta oltre l’apparente visibile.

Lagerfeld nacque nel ’33 ad Amburgo da una famiglia proprietaria di una banca privata che ha fatto la sua fortuna con l’introduzione del latte condensato in Germania (…a quanto pare, è di famiglia l’attitudine a fare i soldi alimentando con surrogati corpi e menti).

Ce lo ritroviamo subito in una sagoma maggiorata e scontornata, appeso al muro, appena entriamo nell’anticamera della mostra e…. già ci ricorda qualcuno… (Helmut Newton: nel suo museo personale, ci accoglie sempre in sagoma di cartone ma a misure reali e con i piedi per terra, ed è molto più simpatico). Karl ci guarda da lassù con le mani coperte da guanti, il collettone alto inamidato, e gli occhiali scuri (come si sa, mani, collo ed occhi scoperti mostrano facilmente i segni della nostra vecchiaia…).

La mostra, sotto l’egida della Maison Européenne de la Photographie di Parigi, con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, si articola in due sezioni principali, la prima dedicata alla moda, i ritratti, e i paesaggi e la seconda alle produzioni più sperimentali.

Entriamo. Il percorso comincia con immagini che riportano alla mente quelle del Barone de Meyer, l’iniziatore, a cavallo tra ‘800 e ‘900, dello stile sognante e sofisticato nella moda, che si fronteggiano con ritratti sulle grandi polaroid (50×70) degli anni ’90.

Si continua con altre fotografie di moda che ripetono, ancora, stili di altri (da Newton a Von Gloeden) inframmezzate da serie di paesaggi un puro stile pittorialista, sia nei ritratti che nei paesaggi.

L’allestimento è perfetto. Una sala è dedicata ancora alle grandi, belle, polaroid che ritraggono il paesaggio meraviglioso che vive intorno alla casa di Malaparte a Capri, tutte ancora in uno spirito pittorialista sognante, sgranato, dai morbidi toni pastello. In un salto di sala e di tempi, alcuni passi dopo, Lagerfeld ci sorprende con la serie di ritratti fotografici all’attrice cinese Zhang Ziyi, trattati richiamando smaccatamente Roy Lichtenstein.

Continuando il cammino lo stile volge invece in un classico bianco e nero nelle foto per il calendario Pirelli, banali e preziose, con bellissime modelle nude, appena rivestite da accessori metallici a rievocare (?) figure della mitologia greca: un classico senza alcuna idea.

Dovendo tuttavia marcare la sua pura valenza artistica, il Kaiser, ha inserito nel percorso della mostra anche due video in bn, poverissimi e osceni nel loro intento di scimmiottare la video arte concettuale degli artisti degli anni ’70, quelli si veramente poveri.

Lagerfeld non è solo un fotografo, uno stilista ed un fashion designer, è soprattutto un esteta curioso e una multinazionale di livello globale, che sa usare perfettamente tutti gli strumenti del marketing per vendere il sogno e l’illusione, in confezioni preziosissime. Come tutti i protagonisti del moderno mondo della creatività, quasi mai produce direttamente i suoi costosissimi lavori, ma si avvale del supporto di una schiera di assistenti, costumisti, truccatori e scenografi che preparano il set, le modelle, le luci, le macchine e poi i files fino alle stampe. Proprio nelle stampe finali troviamo uno degli elementi di maggior forza di questo percorso espositivo: immagini già cariche di ricche scenografie, bellissime supermodelle e abiti, hanno proprio nelle stampe, eseguite con tecniche differenti, il loro punto d’arrivo e di esaltazione. Sono retinate, particolarissime e nelle ultime immagini di alberi e tralicci trovano la loro migliore realizzazione, anche estetica.

Il nostro è un fotografo sicuramente instancabile: la sua vasta produzione trova un riscontro in un’altrettanto vasta produzione editoriale: ogni singola serie delle sue immagini trova spesso spazio, oltre che sulle riviste, anche in volumi e volumetti, anche questi spesso sponsorizzati e distribuiti a livello mondiale.

 

SANDRO FOGLI

fotografo professionista dall'80, ha lavorato nella pubblicità, nella moda e nell'editoria.
Direttore di fotografia per corti e videomaker egli stesso. Ha gestito una libreria dedicata alla fotografia ed al multimediale.
Si dedica alla produzione e realizzazione di mostre e libri che lo riguardano e che sono connessi alla Fotografia. Vive a Roma, lavora dove lo portano la sua curiosità e i suoi progetti.

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