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© Luca Frassineti

Fotografia 3.394 visualizzazioni

Howard Schatz, intervista di Sandro Fogli

03/05/2011


Come tutti i veri Grandi anche Howard Shatz è un’ uomo umile. “Sono ancora uno studente di fotografia” mi dice quest’uomo che nel 2010 è stato nominato Fotografo dell’anno al “Prix de la Photographie” di Parigi. “Esploro i siti dei fotografi, vado a vedere esposizioni, studio su libri e riviste le fotografie, per capire come sono costruite, realizzate e perchè.  Si scattano milioni di fotografie, ma non si possono ricopiare gli stili di altri, non si devono ripetere immagini già viste, se si vuole costruire un percorso autonomo.   Studiare mi serve a questo: conoscere il già fatto per andare oltre ed offrire quello che non si è ancora visto. Costruire un’immagine nuova è una sfida e un grande piacere
Ottimi esempi di ciò sono i suoi lavori sulla boxe, sugli atleti, sul movimento.

Fino ai quarantasette anni aveva condotto, presso l’Università di San Francisco, una vita normalissima di medico oculista,  appassionato di fotografia fin dagli anni ’60.  Quando i suoi figli sono entrati all’Università si è sentito finalmente sgravato dalle quotidiane responsabilità legate alla paternità ed ha cominciato a dedicare alla fotografia, un giorno alla settimana, poi due, e così via, con sempre maggiore convinzione e serietà, riuscendo a pubblicare i primi volumi “Gifted woman” e “Homeless”.

“Tutto è comiciato con quei primi volumi pubblicati. Sono piaciuti ed hanno cominciato a chiamarmi gallerie ed art directors.
Pubblicare un libro fotografico non è facile neanche negli Stati Uniti. Già dalla costanza con cui persegui questa realizzione si può capire se avrai la forza per resistere nel mondo della fotografia. E’ un grande test sulla tua convinzione di essere fotografo professionista”.

Finalmente, nel 1995, la decisione (a cinquantacinque anni!) di un anno sabbatico, esplorativo, nella Grande Mela, dove nella piscine della casa che aveva affittato produce le sue affascinanti foto acquatiche con ballerini professionisti. “New york è incredibilmente piena di danzatori di altissima qualità: con loro puoi fare un lavoro meraviglioso
Nulla della grande avventura che aveva cominciato e che stava per offrirgli nuovi successi artistici, sarebbe stato possibile senza il supporto e l’alleanza, anche professionale con la moglie Beverly Orstein: un editor critico e costruttivo che ha saputo gestire con molta sapienza la parte “business” della creatività del marito. E mi tornano in mente le grandi coppie della creatività italiana: Valentino e Giancarlo Giammetti, Armani e Sergio Galeotti, Missoni e la moglie Rosita: non sarebbero mai potuti diventare quello che poi sono diventati senza il supporto, anche professionale, dei loro partners, che ha prodotto proficue fusioni di creatività e managerialità.

Gli anni sabbatici sono diventati due, poi tre, poi …sono continuati.

In Medicina non puoi sbagliare nulla, devi fare diagnosi precise, nella fotografia stai sempre sperimentando, facendo errori, percorrendo strade che non sai dove porteranno, ma è tutto parte del lavoro creativo.  Dalla Medicina ho riportato l’approccio rigoroso al lavoro e l’attitudine al rapporto personale, umano, tra medico e paziente che mi è tornato utile quando ho cominciato a fare ritratti: non puoi fare bei ritratti se non ami le persone, se non comunichi con loro, se non stabilisci una empatia.
Ho amato la Medicina e il mio lavoro di medico, ma la Fotografia è un altro viaggio”.

Shatz è un grande amante di tecnica ed estetica. Sperimenta e ricerca continuamente per offrire forme nuove a temi già sviluppati da altri.  Riprende per alcune sue realizzazioni sul movimento, il percorso di due grandi fotografi, Eadweard Muybridge il primo che portò la fotografia al servizio della scienza con i suo studi sulla locomozione animale, e Harold E. Edgerton un ingegnere/fotografo che ha produsse affascinanti immagini con i suoi flash stroboscopici. Ritrovi in alcune sue serie anche gli influssi di Irving Penn, di Avedon, Mapplerthorpe e altri grandi maestri, ma tutto viene continuamente rivisto, riadattato, rinnovato alla luce delle nuove possibilità digitali. Tutto è teso, in Schatz, a produrre immagini assolutamente innovative, mai viste prima, sulla traccia, tuttavia, di quanto è stato fatto precedentemente di meglio in quel campo.

“Le mie fototgrafie, finchè sono nella camera, sono soltanto dei raw, una scansione della realtà che ho costruito, ma non sono ancora fotografie”.   Soltanto dopo il processo di elaborazione, di assemblaggio, di esaperazione dei valori cromatici, diventeranno le immagini che aveva “previsualizzato”, prima ancora dello scatto, e spesso “schizzato” con appunti precisi. “Eseguo personalmente il primo trattamento con Photoshop, poi è il mio assistente al digitale che si occupa di seguire i passi successivi, secondo precise indicazioni, per arrrivare al risultato finale”.

Una ottima occasione per incontrare una significativa parte del lavoro di questo giovane settantenne oculista-fotografo-artista è data dalla piccola bella mostra, “New York Shots”, sui protagonisti della boxe, nel rinnovato MACRO di via Nizza, sicuramente la più dinamica istituzione a Roma che si occupi di arte moderna.
Il progetto si pone al confine tra il piano dell’arte e quello della “cultura popolare”, nel quale sia il pugilato sia lo sport in generale vengono spesso classificati.

Un consiglio per i giovani fotografi? “Avere ben presente l’obiettivo professionale che si vuole raggiungere, mantenere sempre una grandissima determinazione, essere creativi e innovativi, lavorare duro

 

SANDRO FOGLI

fotografo professionista dall'80, ha lavorato nella pubblicità, nella moda e nell'editoria.
Direttore di fotografia per corti e videomaker egli stesso. Ha gestito una libreria dedicata alla fotografia ed al multimediale.
Si dedica alla produzione e realizzazione di mostre e libri che lo riguardano e che sono connessi alla Fotografia. Vive a Roma, lavora dove lo portano la sua curiosità e i suoi progetti.

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